Nei boschi che costeggiano il fiume Metauro si nascondono antichi segreti. Il greco Sileno, consigliere di Asdrubale, li ha custoditi per duemila anni, fino all'incontro col ragazzo che porterà al disvelarsi dei destini di chi in quelle terre andò incontro all'orrore. Insieme, dovranno vincere la paura delle acque e imparare a guadare le proprie ossessioni.
Tra finzione e realtà, il fumetto di Michele Petrucci racconta la battaglia che si è consumata lungo gli argini del fiume Metauro, a Fano, sulla stessa terra in cui l'autore è nato e cresciuto.
In Guardami più forte quattro protagonisti, ognuno con i propri assi nella manica, la propria esperienza di vita, l'incertezza del futuro si affrontano due alla volta, senza incontrarsi mai tutti insieme, senza immaginare di disputare, ognuno di loro, la medesima partita col destino.
Jean, giornalista francese di mezz'età, punterà sulle più vili delle carte a sua disposizione: la fuga. Laura, avvenente donna, troverà la più nefasta delle carte possibili: la morte. Davide, giovane di buona famiglia, rifiuterà la posta in gioco e si rinchiuderà nel suo più intimo privato: il silenzio. Infine Pauline, giovane e bellissima parigina, proverà, con fiducia, a chiudere la partita.
«Quando la verità è insostenibile, le parole fuggono via, e così, all'improvviso, lo sguardo anela a pronunciare l'indicibile e i segni desiderano trasmettere le emozioni. Guardami più forte è una storia di destini incrociati, quattro vite che si inseguono, trovandosi, perdendosi, trovandosi ancora, sullo sfondo di una Roma dipinta con le atmosfere della migliore Nouvelle Vague».
Marsiglia, anni Settanta. Jean e Julia sono marito e moglie, sono follemente innamorati e amano girare con la loro bellissima 2CV…
Un graphic novel giallo-noir.
Prefazione di Valerio Evangelisti.
LUANA VERGARI, VINCITRICE DEL PREMIO NUOVE STRADE NAPOLI COMICON 2009
Alle soglie dei trent'anni, Agata è una dottoranda precaria, abita a Catania da tutta una vita e ci sono due cose a cui pensa sempre: il suo fidanzato e la morte. Mentre qualcosa l'affligge nel profondo, viene turbata dalle attenzioni di quello che le sembra un nuovo amore e per questo si caccerà in un grosso guaio.
La osservano il pozzo di Gammazita, il suo gatto, un gruppo di B-Boys, il ragazzo che si è innamorato di lei… ognuno di loro conosce una verità su Agata, fino a comporre un puzzle di una giovane donna dei nostri tempi. Dentro i suoi stessi sogni, dentro una città che sembra avere un'anima, nella vita e nella morte, si scopre il gioco infinito delle prospettive.
Un graphic novel sulla terribile esperienza dei campi di lavoro durante la Germania nazista
Negli anni Trenta, in un imprecisato borgo rurale sperduto nelle campagne della Sicilia Orientale tra vigne, alberi di ulivo, agrumeti e fichi d'india, vive Turi Barresi, bracciante in una poverissima famiglia di contadini.
Turi cerca di seguire il suo destino fino a quando, per sfuggire a questa opprimente routine, decide di emigrare nella Germania nazista, cercando di ricostruirsi una vita. Finirà, invece, in un campo educazione e lavoro, il lager di Reichenau, dove aspetterà solo l'occasione per fuggire via.
È l'Amore con la A maiuscola quello che Tommaso Speranza prova nei confronti di Heidi (quella dei cartoni animati). La storia si muove sul filo del tempo, come in un percorso a ostacoli attraverso la loro vita condivisa. Tommaso si innamora della Heidi dei cartoni animati durante la sua infanzia, passata in campagna con il nonno e con i suoi animali domestici.
Trasferitosi a Roma, qualche anno più tardi incontra una ragazza che si chiama Heidi e che somiglia moltissimo alla sua amata. Da qui il destino farà la sua parte, tanto che la Heidi reale diventerà la protagonista della fiction tv in stile Friends: Heidi è cresciuta. Poi cominceranno i problemi…
Una sala da tè – in realtà l'ambulatorio psico-animico dell'orso Sigfrido – è lo spazio intorno al quale ruotano le storie visionarie di questo graphic novel di David Rubín, il secondo pubblicato dalla Tunué dopo il commovente Dove nessuno può arrivare.
Il bonaccione Sigfrido, specialista in infusioni e nella creazione di strani liquori, incontrando personaggi di ogni tipo che con la scusa di prendere un tè finiscono per raccontargli la loro vita, intrattiene il lettore con storie di amore e disamore, con i racconti più vari ed emozionati, velati da una lieve malinconia per lontane felicità.
La vitalità del segno di Rubín, giocando di contrasto, genera un sentimento estraniante e unico che conquisterà il lettore.
«Dietro il geniale Dove nessuno può arrivare David Rubín riesce a confermarsi come uno degli autori spagnoli più interessanti. Storie brevi cariche di energico e rabbioso lirismo, con un sviluppo grafico che imprigiona la retina e intrighi che costringono alle lacrime».
Andrés S. Braún, El Pais
Introduzioni di Frankie Hi-Nrg Mc & Ice One, Postfazione di Stefano Piccoli
Stefano «S3Keno» Piccoli torna con un nuovo graphic novel ispirato alla musica Hip hop, al rap, alle bande di quartiere americane
«Prima di tutto un concetto filosofico: tutto cambia, ma nulla cambia, anche avendo la possibilità di tornare indietro nel tempo e cambiare il corso della storia». Tutto cambia, ma nulla cambia. Questo il concetto alla base del fumetto di Stefano «S3Keno» Piccoli. Il graphic novel edito dalla Tunué è la riedizione del racconto in due volumi B-Boyz. Nel 1998 fu definito da Musica! di Repubblica: «Il primo vero fumetto hip-hop italiano».
La storia degli Uzi 4 U, una posse nera che ha raggiunto il successo a L. A., viene pubblicata, a dieci anni dalla sua uscita, con otto tavole inedite in più e un restyling grafico totale. Anche sul titolo si è voluto giocare: non più B-Boyz bensì Roots 66. La nuova versione del fumetto, ha un titolo che punta su parole cariche di significati metaforici: omaggio al viaggio – temporale e di ricerca interiore – con il riferimento alla Route 66, la strada più famosa del mondo, ma anche un riferimento a quelle «radici» della cultura afro che tanta parte occupano nella storia degli Stati Uniti.
Un graphic novel fra tragica realtà e fantasia ispirato alla tragedia del Vermicino
Un graphic novel che unisce il genere fantasy a quello noir. Una storia surreale che alterna alla tragica realtà la fantasia, mescolando riferimenti all'attualità della tragedia di Vermicino e al romanzo di Ammaniti Io non ho paura.
In un borgo senza tempo quattro bambini vanno alla scoperta di territori inesplorati e, assaporando la libertà, si rincorrono felici. A un tratto Astore, il più piccolo, si allontana e incrocia la mano di un uomo misterioso che lo conduce lontano. All'improvviso i bambini si trasformano in animali e la natura partecipa alla sorte di Astore.
La Spezia sul finire del 1944. La città è sotto i bombardamenti.
Nicola Bertini è un giovane ventenne che suona la tromba nella banda Puccini. Sfilano i partigiani e gli americani. La musica passa da "o bella ciao" a "When the saints go marchin' in " dei soldati afroamericani. Uno di questi vede Nico che suona e lo fa salire a bordo del loro mezzo, e così viene preso per mettere su un orchestrina che suonerà musica italiana e americana. Nico diventerà un trombettista jazz, anzi "il trombettista" Jazz!
«Finalmente un fumetto sul jazz italiano! E' una bella storia quella del trombettiere Nicola Bertini, e potrebbe essere la storia di uno dei tanti (giovani e bravissimi) trombettisti italiani. Giètz! è la parabola del jazz italiano di oggi, di quella musica che nasce nella provincia dello stivale grazie ai complessi e alle bande, e che attualmente è una delle proposte più interessanti e creative della nuova musica afroamericana, anche per merito di coloro che, nel dopoguerra, sono stati i padri e i precursori del nuovo jazz italiano». Paolo Fresu
«Mio padre (1927-1997) mi raccontò che il 25 aprile del '45 ad entrare in città per primi furono i partigiani, poi fu la volta delle camionette e dei carriarmati americani. La fanteria americana portava dolci per i bimbi e sigarette per gli adulti. Portavano anche musica. Era incisa su dischi chiamati "V disc" o "Dischi della Vittoria" e si chiamava Jazz. La musica fu il vero collante tra le truppe di occupazione e la gente comune». Andrea Campanella