Federica è in vacanza coi nonni in montagna. Ha appena finito le medie e non è sicura di aver scelto il liceo giusto a cui iscriversi. È indecisa, ma non ha neanche voglia di pensarci. C'è Noemi a riempirle le giornate, con la sua voglia di divertirsi, di fare festa, di fare cose interessanti, lei che è più grande ma la porta sempre con sé, anche in discoteca. Ma ora, dopo un lunga notte passata a ballare, bere le sue prime vodkine e fare casino, Federica non si ricorda un granché e Noemi non le risponde al cellulare. Anzi, Noemi non si trova proprio da nessuna parte. Federica non si sente tranquilla, potrebbe esserle successo qualcosa di brutto, anche se sembra non importare a nessuno. E poi ritrova il cellulare dell'amica al residence dove sta, come fa ad averlo perso? E soprattutto se il cellulare è lì, che fine a fatto Noemi?
Questo libro è una rivendicazione del diritto a essere non identificabili secondo gli stereotipi fisici e psicologici del genere e parla a tutte le persone che non si sentono indentificabili in una norma o in un genere. È un manifesto di rivendicazione del proprio percorso, ma anche un appello a tutte quelle persone che in questo percorso si riconoscono. Una chiara spiegazione di quanto è urgente ripartire da un approccio trasfemminista.
Servendosi di riferimenti a creature mitologiche, personaggi letterari, cultura pop, e mescolandone le storie con esperienze reali, l'autrice racconta la vita delle persone transgender, e il loro essere costantemente sottoposte al giudizio delle persone, della società, le regole, i paletti imposti dai percorsi psicologici e medici di transizione.
Uno scritto denso che l'autrice rende davvero accessibile grazie alla sua verve ironica e dissacrante.
Le storie senza dialoghi disegnate da Joan Cornellà, tinte dal cinismo e dalla sua personale ricerca estetica, cercano di scioccare attraverso l'assurdo. Dietro il loro aspetto quasi infantile, i disegni nascondono un'autentica violenza, a volte gratuita e surrealista, che non sarebbe probabilmente dispiaciuta a due precursori del genere come Bunuel e Dalì. Anche se si inseriscono a pieno titolo nel mondo del fumetto per l'impostazione a vignette e per il taglio delle storie, le tavole di Joan Cornellà possono anche essere osservate e ritenute come delle opere di arte pittorica del 21° secolo, non a caso anche il mondo dell'arte gli ha dedicato molte attenzioni.
STORIE DI RAGAZZE CHE CRESCONO E NON VOGLIONO PIU' ESSERE CHIAMATE BAMBINE
Francesca Ruggiero ed Eleonora Antonioni, autrice che si è fatta strada in questi anni tra fumetto e illustrazione, hanno creato una grande graphic novel corale sul passaggio dall'infanzia all'adolescenza attraverso tre storie di piccole battaglie quotidiane, tutte al femminile. Una fotografia perfetta di quell'età, quando per la scuola e per la famiglia si è ancora bambine ma si iniziano ad esplorare il proprio corpo, i propri gusti, e a scegliere cosa è importante per il proprio futuro, il tutto ambientato nel mood degli anni '90. Le autrici ci portano dentro tre diari, dove tra scarabocchi, disegni, collage e pensieri, le protagoniste possono essere se stesse e raccontarsi senza paura del giudizio di nessuno.
Un graphic novel adatto anche alle giovanissime, su un momento della vita che hanno vissuto tutti e che è stato poco trattato nelle narrazioni a fumetti. L'ambientazione anni '90, con i suoi riferimenti culturali e pop, rende il libro un must per la generazione che li ha vissuti, i trentenni di oggi. Non è un caso che i '90 siano stati riscoperti anche dalle ultime serie televisive.
N.B. Il titolo sarà stampato su un adesivo che si potrà staccare e riattacare.
Pag
Titolo
Disegnatore
Sceneggiatore
176
Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano
Formato: 16,5x24 cm Pagine: 128 Colore: b-n Caratteristiche: Brossurato
Prima Guerra Mondiale. Il 1917 è il terzo anno di guerra, la realtà della trincea è chiara e atroce, molti soldati sono da tempo lontani da casa. Nel mese di giugno alla Brigata Catanzaro viene promesso un mese di riposo. Questi fanti sono contadini – molisani, calabresi e siciliani – figli della Questione meridionale, per la maggior parte analfabeti. Vogliono solo una pausa. Ma dopo essere arrivati da poco a Santa Maria la Longa, un piccolo paese del Friuli Venezia-Giulia, la promessa viene disattesa. Devono tornare in prima linea, a morire sul Carso, dove già erano stati impegnati a lungo. Gli uomini della Catanzaro non ci stanno. L'officina del macello racconta di questo rifiuto e di come sia stato barbaramente punito. Il 16 luglio 1917, a Santa Maria La Longa un plotone di carabinieri esegue l'ordine ricevuto e procede alla decimazione della Brigata Catanzaro. Finisce così una delle più importanti rivolte scoppiate durante la Prima guerra Mondiale nell'esercito italiano.
Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini ci raccontano una pagina nera della storia italiana, nascosta tra i già tragici avvenimenti della Grande Guerra, e di come il senso di umanità e di giustizia e il Diritto non sempre progrediscano insieme e congiuntamente.
Una narrazione grafica unica, basata su una ricerca storica, documentata, che ha gettato nuova luce su questa vicenda scomoda, mai del tutto chiarita, del solo esercito che osò ricorrere alla decimazione come vero e proprio strumento aberrante di repressione dell'insubordinazione dei propri soldati.
Questa ricostruzione storica a fumetti è completata da quattro saggi di Sergio Dini, Lorenzo Pasculli, Silvio Riondato, Giulia Sattolo, Massimo Vitale e Matteo Polo che completano il quadro storico e giuridico di quei tristi giorni per meglio farci comprendere questo episodio dimenticato della nostra storia.