Il 1961 è l'anno decisivo della crisi di rapporti tra Piñera e la Rivoluzione. Lo scrittore non sopporta l'idea di un'arte sottomessa a un disegno politico e critica la messa al bando di libri e pellicole considerate controrivoluzionarie. Il famoso discorso agli intellettuali di Fidel Castro rappresenta la consacrazione di una politica che non può vedere Piñera al fianco di chi imbavaglia gli intellettuali. "Nella Rivoluzione tutto. Fuori della Rivoluzione niente. Il primo diritto della Rivoluzione è quello di esistere. Contro la Rivoluzione non può essere ammessa un'attività intellettuale che ne metta in pericolo l'esistenza". Sono parole di Fidel Castro. Resta famosa la breve replica di Virgilio Piñera: "Ho molta paura. Non so perché ho questa paura, però so che è la sola cosa che voglio dire".
Virgilio Piñera (Cárdenas, 4 agosto 1912 - La Habana, 18 ottobre 1979), fondamentale autore cubano di racconti e brevi romanzi, opere teatrali (molte commedie sono state da me tradotte ma sono ancora inedite) e di un grande libro di poesia (La isla en peso, 1943, da me tradotto in Italia come Il peso di un'isola). Ricordiamo tra i romanzi La carne di René (1952) e tra le opere teatrali Electra Garrigó (1959). Importanti opere teatrali sono Jesús e Falsa alarma (da me tradotte in italiano, ma inedite), prime esperienze di teatro dell'assurdo, precedenti a La cantante calva di Eugene Ionesco. Premio Casa de las Americas nel 1968 per Dos viejos pánicos, rappresentato a teatro nei primi anni Novanta. Dal 1971 subisce un duro ostracismo da parte delle istituzioni ufficiali cubane, sia per le sue idee non allineate che per una mai nascosta omosessualità. Muore il 18 ottobre del 1979, tre anni dopo Lezama Lima. I suoi resti sono sepolti nel cimitero di Cárdenas. In tempi recenti Cuba gli ha finalmente riconosciuto meritati onori, oltre a una giusta riabilitazione morale e letteraria. Non ha fatto in tempo a goderne i frutti, purtroppo. Gli scrittori sono più utili da morti...
Quando Ernesto Gastaldi disse ai produttori romani, sul finire degli anni '50, che si potevano fare dei western in Italia, sollevò ilarità: popolo di santi, poeti e navigatori, ma produttori di western mai. Poi venne Sergio Leone. Dopo Per un pugno di dollari ci fu un'orgia di western all'italiana, spesso più divertenti di quelli americani. Due tra i migliori nacquero dalla collaborazione tra Ernesto Gastaldi e Tonino Valeri, e sono quelli di cui vi presentiamo qui le sceneggiature originali.
Ernesto Gastaldi nasce a Graglia, un paesino del biellese, nel 1934. Impara a scrivere a quattro anni e non ha più smesso. Diplomato ragioniere e costretto dalla vita a impiegarsi alla Banca Sella di Biella sconta cambiali per quasi tre anni finché non riesce a entrare al CSC di Roma. Ne esce diplomato e si laurea in Economia. Entra nelle scuderia di Ugo Guerra e comincia a scrivere cinema sul serio. Prima come ghostwriter e poi alla luce del sole: scrive 200 film di cui 120 realizzati.
Una macchina è costituita da tanti piccoli ingranaggi, così come la storia del genere umano. La macchina è il nostro mondo. Gli ingranaggi sono la rappresentazione delle tappe che hanno scandito la nostra vita, chi eravamo e chi siamo oggi. "Il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo… E anche tu!".
Eroi, guerrieri, maestri e divinità in terra, condottieri di eserciti e generali reietti, uomini dalle inaspettate qualità e donne dall'incredibile fascino, alieni e mostri: supereroi. La morte e la vita, la Terra e lo spazio sconfinato, macchine dal cuore umano e muscoli d'acciaio, amore e vendetta. Un saggio che non pretende di analizzarli tutti, ma di rivelarne i segreti e metterne in luce la storia, le origini, i destini. Tante storie che abbracciano svariati generi: fantascienza, fantasy, horror, thriller, spionaggio, avventura, a volte comici a volte tragici, sempre fantastici. America, Giappone, Italia. Dalla A di Alita alla Z di Zagor. Un viaggio che non ha mai fine ma che porta in edicola, passando per TV e cinema. Identità Segreta: la terza edizione!
VENT'ANNI DI MANGA GIOVANILI - Amore e competizione; uomini e donne; aule scolastiche, campi di baseball, live house; attimi da immortalare e imprese da compiere; biglietti della metro e petali di ciliegio. Cinque autori e dieci fumetti: un paese. Così si potrebbe riassumere questo saggio che pone l'accento su un arco di tempo di vent'anni per analizzare quelli che, a turno, sono stati definiti cinema su carta, letteratura per immagini, telefilm disegnati. I manga giovanili sono una delle espressioni più singolari del fumetto nipponico, quella forse che più di tutte lo rende unico nel suo genere. Ma in questo breve viaggio che porta da Kyoko di Maison Ikkoku a Koyuki, protagonista di Beck – Mongolian Chop Squad, l'autore coglie l'occasione per mostrare come due decenni possano cambiare un paese e il modo di descriverlo e rappresentarlo; non senza dedicare il giusto spazio a quelle tavole a china che l'hanno accompagnato nell'adolescenza e gli hanno trasmesso lo stupore per il mondo che sta alla base del mestiere della scrittura.
Tanti episodi di un lungo romanzo che profuma di istantanee polaroid.
Lou è una ragazza dolce e naïf, curiosa e determinata a non lasciarsi deprimere dalle nere prospettive che il XXI secolo le propone. Come la maggior parte degli adolescenti, è piena di interrogativi sul futuro e su quale sarà il ruolo che ricoprirà nella società. Tutte domande che rivolge speranzosa al suo fidanzato Leo, chiedendogli di illuminarla sui passi da percorrere. Leo è un ventenne arrabbiato. Con il sistema, con il governo, con i politici, con la sua generazione, con la generazione passata, con il futuro. Cinico e disilluso, non pensa a cercare una soluzione a questa sua insofferenza generalizzata, dato che probabilmente si trova davvero bene nella sua condizione di ragazzo cupo e depresso. E poi ha Lou, la prova vivente che tutte le sue paure hanno una conferma, ma anche l'unica donna alla quale poi riesce ad addormentarsi accanto. Leo & Lou: una coppia logorroica di giovani frustrati che nei momenti di più completa intimità si lascia andare alle proprie nevrosi. L'un l'altra si interrogano, psicanalizzano, incoraggiano e distruggono, volontariamente o involontariamente, ma senza comunque riuscire a cavare un ragno dal buco.
Una ricerca su oltre 50 anni di fantascienza disegnata giapponese, sulla sua nascita e sviluppo dal dopoguerra ai giorni nostri, che si concentra sulle sue pietre miliari e punti di svolta, sui suoi innovatori e sulle sue opere più significative. Centinaia di serie ed autori analizzati nel loro contesto storico e sociale per spiegare il profondo rapporto di compenetrazione tra la società e la fantascienza nipponiche ed il modo in cui nei decenni si sono influenzate a vicenda.
Spiegazioni e riferimenti alla mentalità e allo stile di vita dei giapponesi aiutano a vedere questo genere in un'ottica più obiettiva di quella parziale e spesso velata di nostalgia di molti fan occidentali, in modo da far luce su ciò che rende la science-fiction giapponese così unica e peculiare, al punto di essere diventata in tutto il mondo una vera e propria icona rappresentativa della cultura contemporanea del Sol Levante.
Arriva finalmente il primo e attesissimo volume cartaceo de "Un brutto quarto d'Horror con il Professor Rantolo" una serie che propone con malvagia ironia il meglio dell'horror a fumetti realizzato da una squadra di autori e disegnatori emergenti nata appositamente per questo progetto. L'albo, curato dall'Associazione Culturale Subaqueo e pubblicato nella collana Comic books dalle "Edizioni Il Foglio" contiene ben undici brevi storie a fumetti ovviamente crudeli ed efferate, che hanno come protagonisti schiere di zombies, fantasmi, vampiri, assassini e chi più ne ha più ne metta, alle prese con squartamenti, divoramenti ed atrocità di ogni genere! Ogni episodio è introdotto con dovizia dal perfido Professor Rantolo, horrorologo di fama mondiale, ed è completamente originale. Insomma, per dirlo alla sua maniera: "Tieniti pronto, caro lettore, per una sana dose d'orrore…"