Leonardo da Vinci è un uomo mite e pacifico, dedito all'arte e alla scienza.
Sta lavorando sul Colosso, ossia il monumento equestre per Francesco Sforza. Un lavoro a cui egli dedica oltre dieci anni della sua vita e che concepisce attraverso l'uso di nuovi metodi di fusione. A seguito della fine della Pace di Lodi, con la discesa in Italia di Carlo VIII di Francia, il bronzo che doveva comporre la statua servirà invece a fabbricare cannoni. Neanche cinque anni dopo, nel 1499, il modello di argilla della scultura è distrutto dalle truppe francesi entrate a Milano e lo stesso artista è costretto ad abbandonare la città, cominciando una vita errabonda, segnata dalle difficoltà economiche e dai problemi.
Si barcamena tra varie commissioni, compresi progetti per nuove armi commissionate dai Signori italiani e compie numerosi viaggi, a Venezia, di nuovo a Firenze fino a che Machiavelli non gli commissiona la famosa battaglia di Anghiari.
Purtroppo anche quest'opera non vedrà mai la luce e Leonardo incassa un'altra sconfitta, perdendo il confronto con lo storico rivale Michelangelo.
Leonardo vive sulla sua pelle il passaggio tra due ere, quella della seconda metà del 1400 che permette al fioritura degli splendori rinascimentali e quella di inizio 1500 che prelude invece a un nuovo secolo di sanguinosi scontri politici e religiosi.
Nabucco, originariamente intitolato "Nabuccodonosor" da Giuseppe Verdi, è un affresco di un periodo storico del Popolo Ebraico che illustra la condizione di schiavitù in terra babilonese.
In questo affresco si snoda una doppia storia d'amore e gelosia tra le figlie del re Fenena ed Abigaile con l'ebreo Ismaele.
Sullo sfondo il contrasto fra la fede nell'unico dio degli ebrei e la divinità pagana di Belo; lo sfoggio di forza del primo con un fulmine e con le conversioni di Nabucco e della figlia, per finire poi con la vittoria del bene sul male attraverso il suicidio della usurpatrice.
Ad Aquileia, attorno alla meta del V secolo. Gli Unni saccheggiano la città, guidati da Attila. Entra il generale che ordina di lasciare i morti nella polvere, e s'infuria quando vede uno stuolo di donne di Aquileia condotto a lui, perché aveva ordinato di non risparmiare nessuno. Uldino gli dice che è un omaggio a lui, dato che quelle donne si erano dimostrate abili guerriere quanto i fratelli; Attila è ammirato, specialmente da Odabella, figlia del signore di Aquileia, che medita vendetta dopo che l'invasore le ha ucciso la famiglia (Santo di patria indefinito amor). Attila ammira l'audacia di Odabella, e le chiede cosa voglia. Odabella rivuole la sua spada, e Attila le porge la sua, e lei, ricevuta la spada, pensa di vendicare il padre e la famiglia uccidendolo con essa.