La "Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze" diviene un fumetto realizzato da Filippo Rossi (testi) e Vincenzo Bizzarri (Disegni).
La biografia, scritta tra il 1558 e il 1562, fu dettata dall'artista, orafo e scultore, a un giovane malaticcio originario del Valdarno (FI). All'interno si trovano notevoli invenzioni linguistiche e molti aneddoti sulla vita di Benvenuto.
Viene considerato un capolavoro di narrativa per la sua spontaneità e per la vivacità.
Caratteristiche che gli autori sono riusciti a confermare in questa gradevolissima trasposizione a fumetti.
Filippo Rossi, già autore per la casa editrice di altri due volumi (Dante Alighieri e Francesco Petrarca), conferma le sue ottime capacità di storyteller, mentre Vincenzo Bizzarri esordisce sulla carta stampata dopo aver realizzato Il paese dei tre santi, imperdibile webcomics in corso di pubblicazione sul sito www.mammaiuto.it
La storia racconta di riti satanici, lunghi viaggi, periodi di reclusione e fughe alla ricerca di Angelica, una bella siciliana di cui l'artista era infatuato.
La ricerca della ragazza richiederà molto tempo e tirerà fuori tutte le sfaccettature del carattere dell'artista, spesso protagonista di liti e risse, ma anche le grandissime capacità come scultore e orafo che gli permisero di lavorare per i più importanti committenti della sua epoca.
Un volume imperdibile che arricchisce la collana PRODIGI FRA LE NUVOLE di Kleiner Flug con un altro pezzo da novanta, dopo Giotto, Nicola Pisano, Donatello, Petrarca, Dante Alighieri, Galileo Galilei e Raffaello.
L'"Eroe dei due mondi" è già un combattente anziano e consumato dall'artrite quando da Caprera si sposta in Francia per collaborare con la neonata repubblica contro l'invasione prussiana.
Posto al comando dell'armata dei Vosgi, che arrivò a sommare 14.000 uomini di varie nazionalità, in novembre Garibaldi non riuscì né a impedire alle forze prussiane di entrare a Digione
né a riprendere la città; ma la sua guerriglia costituì una costante spina nel fianco per i tedeschi, che furono infine costretti ad abbandonare la piazzaforte in dicembre. Inoltre, nel
corso di accaniti combattimenti tra il 21 e il 23 gennaio 1871, riuscì a respingere un tentativo prussiano di riconquistarla, sebbene la chiusura delle ostilità lo costringesse poi a sospendere
le operazione. Fu la sua ultima impresa bellica: rimase a Caprera, consumato dall'artrite, fino alla morte, avvenuta il 2 giugno 1882
L'"Eroe dei due mondi" è già un combattente anziano e consumato dall'artrite quando da Caprera si sposta in Francia per collaborare con la neonata repubblica contro l'invasione prussiana.
Posto al comando dell'armata dei Vosgi, che arrivò a sommare 14.000 uomini di varie nazionalità, in novembre Garibaldi non riuscì né a impedire alle forze prussiane di entrare a Digione
né a riprendere la città; ma la sua guerriglia costituì una costante spina nel fianco per i tedeschi, che furono infine costretti ad abbandonare la piazzaforte in dicembre. Inoltre, nel
corso di accaniti combattimenti tra il 21 e il 23 gennaio 1871, riuscì a respingere un tentativo prussiano di riconquistarla, sebbene la chiusura delle ostilità lo costringesse poi a sospendere
le operazione. Fu la sua ultima impresa bellica: rimase a Caprera, consumato dall'artrite, fino alla morte, avvenuta il 2 giugno 1882
La battaglia di Gergovia, oltre ad essere quella che fa perdere al futuro dittatore a vita la sua aura di imbattibilità, scatena in Cesare una profonda crisi umana. Dal quale ne esce ancor più determinato a seguire il suo destino e la sua brama di vittoria e potere. Sconfitto e imprigionato Vercingetorige, oltrepassa il Rubicone, dando il via alla guerra civile contro Pompeo che lo porterà a dominare Roma e il mondo, e a passare alla Storia.
È un Giulio Cesare assai preoccupato quello che, nel 52 Avanti Cristo, si trova a dover fronteggiare la ribellione di Vercingetorige degli Arverni. Il proconsole romano fino ad allora è avanzato fra sonori trionfi e grandi massacri, riuscendo a sottomettere tutti i popoli della Gallia e a controbilanciare i successi orientali di Pompeo nell'opinione pubblica. Dopo la morte di Crasso, infatti, e quella di sua figlia Giulia, il triumvirato di fatto non esiste più, e Pompeo rischia di diventare un pericoloso rivale in grado di propiziarsi i favori del senato contro di lui.
La battaglia di Gergovia, oltre ad essere quella che fa perdere al futuro dittatore a vita la sua aura di imbattibilità, scatena in Cesare una profonda crisi umana. Dal quale ne esce ancor più determinato a seguire il suo destino e la sua brama di vittoria e potere. Sconfitto e imprigionato Vercingetorige, oltrepassa il Rubicone, dando il via alla guerra civile contro Pompeo che lo porterà a dominare Roma e il mondo, e a passare alla Storia.
L'assedio si conclude con una sonora battuta d'arresto, la prima subita da Cesare nella sua carriera militare. Vercingetorige e Cesare si ritrovano qualche mese dopo ad Alesia, dove il console scende personalmente in campo per guidare i suoi all'assedio. La sconfitta lo ha reso un uomo migliore. Le truppe, vedendo il loro comandante combattere con loro, sono mosse da nuovo entusiasmo e hanno la meglio sugli Arverni; Vercingetorige si arrende.
Dopo che l'ammiraglio della Marina Inglese Horatio Nelson ha inseguito l'ammiraglio della Marina Francese Villeneuve per tutto il mediterraneo e l'atlantico fino alle Colonie Americane e ritorno, la resa dei conti finale per stabilire chi avrà la supremazia dei mari si svolgerà a Capo Trafalgar, vicino a un punto nevralgico come lo stretto di Gibilterra. La posta in gioco è massima e navi ed equipaggi sono di prim'ordine, ma cosa rimarrà della leggenda di Nelson dopo la battaglia se a partecipare alla battaglia sarà anche un ragazzo che ha sempre sentito parlare di Nelson sui libri?
Siamo entrati nel vivo della battaglia e per Patrick si tratta di un vero e proprio battesimo di fuoco. Però, al di là delle cannonate, del sangue e delle fucilate dei cecchini, cosa rimarrà dentro di lui della leggenda dell'ammiraglio Nelson, scontrandosi con la dura realtà della guerra navale?
Leonardo da Vinci è un uomo mite e pacifico, dedito all'arte e alla scienza.
Sta lavorando sul Colosso, ossia il monumento equestre per Francesco Sforza. Un lavoro a cui egli dedica oltre dieci anni della sua vita e che concepisce attraverso l'uso di nuovi metodi di fusione. A seguito della fine della Pace di Lodi, con la discesa in Italia di Carlo VIII di Francia, il bronzo che doveva comporre la statua servirà invece a fabbricare cannoni. Neanche cinque anni dopo, nel 1499, il modello di argilla della scultura è distrutto dalle truppe francesi entrate a Milano e lo stesso artista è costretto ad abbandonare la città, cominciando una vita errabonda, segnata dalle difficoltà economiche e dai problemi.
Si barcamena tra varie commissioni, compresi progetti per nuove armi commissionate dai Signori italiani e compie numerosi viaggi, a Venezia, di nuovo a Firenze fino a che Machiavelli non gli commissiona la famosa battaglia di Anghiari.
Purtroppo anche quest'opera non vedrà mai la luce e Leonardo incassa un'altra sconfitta, perdendo il confronto con lo storico rivale Michelangelo.
Leonardo vive sulla sua pelle il passaggio tra due ere, quella della seconda metà del 1400 che permette al fioritura degli splendori rinascimentali e quella di inizio 1500 che prelude invece a un nuovo secolo di sanguinosi scontri politici e religiosi.