'Jeremiah' è una delle serie avventurose più belle e longeve che il fumetto possa annoverare. Il suo autore, il belga Hermann, è assai familiare al lettore italiano, avendo egli caratterizzato con il suo segno realistico e mai banale un numero sorprendente di riviste specializzate italiane (COMIC ART, IL CORRIERE DEI RAGAZZI, SKORPIO, LANCIOSTORY) . Hermann è infatti creatore di famose saghe storiche (Le torri di Bois-Maury), d'avventura (Benard Prince), western (Comanche) e fantascienza post atomica (Jeremiah), cui tutti i frequentatori del fumetto sono da molti anni affezionati. La sua capacità di rinnovarsi nel dipingere volti e corpi vissuti e un poco deformati ha conosciuto negli ultimi anni una notevole evoluzione, a partire forse dal suo noto fumetto di denuncia 'Sarajevo Tango'. Questo episodio di Jeremiah si colloca proprio nel punto di svolta di una ricerca di un nuovo stile, che cerca di eliminare i contorni per prediligere un tratto più diffuso ed acquerellato, senza però voler rinunciare alla verità di un realismo insistito. L'effetto complessivo, quasi crepuscolare, è assai suggestivo e bene si adatta ad una saga come questa di Jeremiah, amara ma densa di vitalità. La grande capacità di disegnare i mondi e le situazioni più diverse rende Hermann Huppen un autore maturo e raro, tra i più prolifici e sempre originali, conscio osservatore disincantato di un mondo che nel dolore raffigurato egli pure non finisce mai di amare. La serie è qui presentata in edizione di largo formato e di grande cura e pregio, ad un prezzo davvero eccezionale, adatta a tutti e ad ogni occasione. Un grande autore ormai classico, sempre presente e bene accolto alle frequenti fiere del libro e del fumetto italiane.
Continua la celebre saga di Jeremiah, con un recente nuovissimo episodio, che segue temporalmente il recente volume della stessa serie 'I mercenari', e ne conserva quindi il tratto acquarellato caratteristico dell'ultimo Hermann.
Anche la storia, ambientata nel noto futuro apocalittico e desertificato, si fa più intima, quasi una avvincente saga familiare. Pochi artisti possono dirsi in grado di coniugare così perfettamente il fumetto d'autore e l'avventura popolare, ed il prolificissimo Hermann è ormai una garanzia di riuscita. Egli è ormai da considerarsi appartenente a pieno diritto a quell'olimpo dei pochi che davvero hanno inciso profondamente sullo sviluppo dell'arte sequenziale. Le sue avventure godono di un variegato pubblico di lettori fedelissimi, successi quali Comanche, le Torri di Bois Maury o Bernard Prince si susseguono ininterrotti dagli anni '60 e la vena di questo autore completo non pare affatto intaccata dagli anni. La storia è completamente inedita in volume, la serie gode della massima considerazione tra gli appassionati del bel disegno e dell'avventura a fumetti e saprà conquistare anche quei pochi che ancora non conoscono il grande autore belga.
Ecco il grande ritorno di Jeremiah, e Hermann, con questo libro, ancora una volta ci mostra in pieno la sua bravura.
Jeremiah e Kurdy sono ostaggi di una famiglia al limite dell’esplosione, unita solo dall’avidità e dalla passione. In questo grande esercizio di stile Hermann dipinge un gruppo di persone in “decomposizione” alla sua maniera: franca, terribilmente efficace e che colpisce in maniera quasi dolorosa. Una storia presentata con un grafismo stupefacente, quello di un grande disegnatore quale è Hermann.
Prostituzione e pedofilia.
Un binomio che immediatamente identifica il crimine più odioso: quello del mercimonio sessuale fatto coi bambini.
Una storia dura questo nuovo episodio di Jeremiah: spigolosa nel testo, nel disegno, nei colori e nei personaggi, totalmente stravolti e diversi da come siamo abituati a conoscerli.
La scusa che accende la caccia senza quartiere alle menti perverse che guidano il turpe commercio è l’aggressione a Kurdy da parte di un gruppo di teppisti. Jeremiah intende assolutamente rendere il “favore” a questi delinquenti, e i suoi metodi senza tanti complimenti fanno sì che venga notato da due agenti federali, che lo ingaggiano per aiutarli a decapitare il nucleo da cui prendono vita i traffici illeciti.
Da qui Jeremiah si trasforma in un giustiziere spietato: all’improvviso tutto intorno diventa privo di significato, ridotto a mera comparsa, a macchietta.
Kurdy viene confinato in un ruolo del tutto secondario, di sfondo.
E anche la storia fra Jeremiah e Gazoleen (in questo volume torna a fianco di Jeremiah una presenza femminile) sarà solo un contorno che non scalfisce il nucleo principale della storia.
Hermann qui vuole esprimere il proprio disgusto per quegli uomini che fanno commercio di bambini e di quelli che li proteggono, e niente deve distogliere l’attenzione.
Nessuna distrazione è permessa, non per il protagonista, non per il lettore.
Niente deve coprire il sapore amaro di questo libro.
Cosa scrivere di più su questo lavoro di Hermann? Questo titolo resta in perfetta linea con la serie, e quindi si deve parlare di un libro di ottima qualità e del suo autore si deve dire che artisticamente è sempre ai massimi livelli e non può essere messo in dubbio. Jeremiah è una grande epopea post atomica, dove una moltitudine di personaggi si incontrano spesso in modo violento, con al centro due eroi che, come due contrari, si attirano e si ritrovano, impegnati in storie "impossibili". Al di là delle loro avventure propriamente dette, per l'autore è soprattutto il pretesto di trattare e denunciare argomenti e personaggi del presente.
In questo volume ritroviamo delle vecchie conoscenze di Kurdy, Jeremiah si troverà invece di fronte ad un dramma familiare dopo la morte di una giovane messicana. Il tono è pacato e i diversi fili del racconto si riuniranno per formarne uno solo.
Hermann dimostra ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, il suo formidabile genio narrativo e grafico. La violenza è parte integrante del suo universo, ma non l'aveva mai rappresentata in maniera così cruda. Hermann è arrabbiato ed il suo album ne risente. Non c'è più posto per la speranza dentro a questa storia, né per la pietà…